di Hadia Ashfaq – 22 maggio 2024
Gli effetti della pandemia da Covid-19 hanno impattato nell’immediato l’istituzione scolastica, che da un giorno all’altro si è ritrovata a sperimentare la didattica a distanza (DAD) per garantire agli studenti italiani un’offerta formativa conciliabile con l’emergenza sanitaria. Dei fondi europei della Next Generation EU, destinati a risanare l’economia a seguito della pandemia, 30,88 miliardi euro sono stati stanziati per l’istruzione e la ricerca: l’equivalente del 16,13% del finanziamento totale. Parte di questa somma verrà investita per l’apertura estiva delle scuole, iniziativa del Governo Meloni che ha fatto molto discutere la comunità studentesca per la scelta di intervenire prioritariamente sull’offerta di attività aggiuntive, piuttosto che sulla sistemazione delle strutture scolastiche inadeguate e fatiscenti sparse per il Paese. Nel 2021 gli investimenti destinati all’istruzione rappresentavano il 4,1% del PIL italiano a fronte di una media UE del 4,9%. Soddisfando però il parametro di riferimento approvato per il Quadro d’azione ONU per il 2030, che riconosce valori tra il 4% e il 6% del PIL come in grado di supportare un livello d’istruzione virtuoso.
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