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Il grande risiko africano: la sfida tra grandi e medie potenze nel continente del futuro

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8 febbraio 2023 – di Martina Besana

È davvero arrivato il momento dell’Africa. Un continente complesso, variegato, ricco di contraddizioni e, soprattutto, conteso da tutti.  L’Africa attrae per ragioni evidenti che è però doveroso ricordare. Come scrive Federico Rampini sul Correre,

ha risorse naturali immense, dall’energia fossile alle rinnovabili, dai minerali all’agricoltura. Malgrado la nostra visione pauperistica e catastrofista, è un mercato in espansione. In un mondo dove la decrescita demografica è arrivata anche in Cina, è una delle aree dove la popolazione cresce ed è giovane. È una posta in gioco nella divisione del pianeta in aree d’influenza geopolitiche” L’Europa rischia l’esclusione dal grande gioco africano- Corriere.it.

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8 febbraio 2023 – di Martina Besana

È davvero arrivato il momento dell’Africa. Un continente complesso, variegato, ricco di contraddizioni e, soprattutto, conteso da tutti.  L’Africa attrae per ragioni evidenti che è però doveroso ricordare. Come scrive Federico Rampini sul Correre,

ha risorse naturali immense, dall’energia fossile alle rinnovabili, dai minerali all’agricoltura. Malgrado la nostra visione pauperistica e catastrofista, è un mercato in espansione. In un mondo dove la decrescita demografica è arrivata anche in Cina, è una delle aree dove la popolazione cresce ed è giovane. È una posta in gioco nella divisione del pianeta in aree d’influenza geopolitiche” L’Europa rischia l’esclusione dal grande gioco africano- Corriere.it.

Tra le ultime visite importanti sul suolo africano ci sono state quella del nuovo ministro degli Esteri cinese Qin Gang, il massimo esponente diplomatico russo Sergei Lavrov e la segretaria al Tesoro americana Janet Yellen.

E l’Europa? Quello che dovrebbe essere il naturale alleato del continente africano c’è, ma è presente in quest’area geografica cruciale soprattutto tramite singoli Stati. La famosa frase attribuita a Henry Kissinger, “Chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa?” si addice perfettamente all’assenza di una visione olistica e strategica dei Paesi europei nel loro rapporto con l’Africa Chi devo chiamare se voglio parlare con l’Europa? Così l’Ue sta perdendo l’Africa – HuffPost Italia (huffingtonpost.it). Per capire meglio quali siano gli spazi di manovra dell’Europa nel grande risiko africano è perciò necessario passare brevemente in rassegna le diverse mire e operazioni delle grandi potenze internazionali in questo quadrante geostrategico.

  • La Cina è il primo partner commerciale di 30 paesi africani su 54. Negli ultimi 20 anni le esportazioni della Cina in Africa sono salite da 5 a 110 miliardi di dollari l’anno mentre le importazioni cinesi sono aumentate, fino a raggiungere nel 2020 i 64 miliardi di dollari, di cui 14 miliardi per le materie prime. Una penetrazione commerciale agevolata soprattutto dal fatto che un quarto di tutti gli investimenti in Africa fanno ormai riferimento ad attori (per lo più statali) cinesi, che avrebbero investito finora ben 2,3 trilioni di dollari nella Nuova via della seta. In Africa l’Ue sfida la Cina con annunci ambiziosi, ma in ritardo: Pechino ormai è il primo partner economico in ben 30 paesi su 54 – ItaliaOggi.it. Pechino si configura di fatto come l’attore più attivo nel continente, con una strategia chiara che comprende sia l’ambito economico che quello squisitamente geopolitico. Oltre, infatti, all’obbiettivo mezzo dichiarato di fare dell’Africa il primo bacino di raccolta di materie prime energetiche ed industriali funzionali allo sviluppo tecnologico ed ecologico cinese, la leadership del Dragone punta a fare della Cina la potenza di riferimento del “Sud del Mondo”. Ciò significa intessere rapporti e relazioni con il maggior numero di Paesi africani per renderli se non alleati affidabili, per lo meno partner stabili e disponibili a sostenere le iniziative internazionali di Pechino, sia all’interno del sistema di governance delle Nazioni Unite che al di fuori. Quest’ultime, chiaramente, potrebbero comprendere in prospettiva anche l’ambito della cooperazione militare. In questo senso si inseriscono per esempio le prossime esercitazioni navali congiunte tra Cina, Russia e Sud Africa, la realizzazione nel 2017 della prima base militare cinese all’estero a Gibuti, e l’ipotesi di un’installazione militare permanente in Guinea Equatoriale China’s new military base in Africa: What it means for Europe and America – European Council on Foreign Relations (ecfr.eu).

  • La Russia è stata un altro dei grandi attori mondiali ad avere ampliato la sua influenza in Africa. Il suo impegno è stato caratterizzato per lo più dall’approfondimento dei legami in Nord Africa, dall’espansione del suo raggio d’azione nella Repubblica Centrafricana e nel Sahel, fino al riavvio dei legami della Guerra Fredda nell’Africa meridionale. L’approccio della Russia si distingue, però, da quello di altri attori esterni per il fatto che Mosca si affida tipicamente a mezzi irregolari (e spesso extralegali) per espandere la propria influenza: dispiegamento di mercenari, disinformazione, interferenze elettorali, sostegno ai colpi di Stato e accordi per la fornitura di armi in cambio di risorse Russia in Africa– Africa Center for Strategic Studies. Questa strategia relativamente a basso costo e alta influenza cerca di promuovere tipologie di relazioni interstatali privilegiate basate su meccanismi e regole diverse da quelli proposti dalle democrazie occidentali (e percepite dai Paesi africani come “imposti”). I risultati finora non sono stati deludenti per Mosca: più di ogni altra regione, i governi africani sono stati riluttanti a condannare la violazione da parte della Russia dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Inoltre, la promozione dello sviluppo economico non è secondaria. La Russia sostiene pesantemente le opportunità economiche dell’Africa, dai settori dei prodotti di base come l’agricoltura e gli idrocarburi ai campi tecnologici come l’energia, i trasporti e la digitalizzazione, consapevole che anche questi legami possono sia rafforzare il suo ruolo di grande potenza, sia indebolire i legami commerciali ed economici Africani con l’Occidente Decoding Russia’s Economic Engagements in Africa – Africa Center for Strategic Studies.
  • Gli Stati Uniti sono la potenza verso le cui intenzioni i Paesi africani sono più scettici. Per molti anni, mentre le potenze europee si ritiravano dall’Africa dopo la decolonizzazione del continente, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica sono intervenuti cercando di installare regimi “amici”. Il risultato è stata l’adozione di politiche spesso “americanocentriche”, incentrate sull’allineamento politico piuttosto che sulla promozione di miglioramenti nel continente. Con l’esaurirsi della Guerra Fredda, probabilmente è venuto meno anche l’interesse degli Stati Uniti per l’Africa. Questa postura strategicamente ambigua da parte statunitense è arrivata fino ai giorni nostri, tanto che il governo americano ha organizzato a metà dicembre 2022 il Vertice dei leader USA-Africa a causa dei timori legati all’influenza cinese e russa sul continente africano. I policy-maker americani considerano l’Africa come “il fianco meridionale della NATO” e non sembrano mostrare interesse per la questione più urgente per i governi della regione: la crisi del debito a lungo termine. La maggior parte del debito degli Stati africani è dovuto a ricchi obbligazionisti degli Stati occidentali ed è stato mediato dal Fondo Monetario Internazionale (istituzione che, non casualmente, ha sede a Washington). Gran parte del Vertice, invece, è stato caratterizzato dalla moral suasion americana sul tema della democrazia. Il presidente Joe Biden ha intimato ai capi di Stato africani di riflettere sulla necessità di elezioni “libere, eque e trasparenti” nei loro Paesi, impegnandosi poi a fornire 165 milioni di dollari per “sostenere le elezioni e il buon governo” in Africa nel 2023 America’s new cold war in Africa (newagebd.net).

In tutti e tre i casi illustrati si tratta di approcci economici, militari e politici che seppur ambiziosi, si rivelano spesso parziali o poco lungimiranti rispetto a quelle che sono le reali necessità per uno sviluppo autonomo africano. Nel caso della Cina, i limiti della sua azione sono evidenti in quella che viene spesso definita come “trappola del debito”. In tal senso, di recente il Kenya è stato il primo Paese africano a ribellarsi contro la politica dei prestiti e dei finanziamenti cinesi che impongono ai paesi africani dure condizioni, spesso in contrasto con gli interessi nazionali delle singole capitali. Il Kenya si è ribellato per primo alla «trappola cinese» del debito (avvenire.it). Lo stesso apparente successo russo, se analizzato più a fondo, è in gran parte causato dalla promozione sul continente africano di politiche di disinformazione e propaganda antioccidentali che stanno aiutando la Russia ad espandere la propria influenza. Secondo gli esperti, sarebbe proprio questa campagna di fake news, e non un genuino interesse ad abbracciare l’approccio del Cremlino, ad alimentare la sfiducia tra le nazioni africane e l’Occidente e a contribuire alla mancanza di sostegno all’Ucraina nel continente Russia in Africa: How disinformation operations target the continent (yahoo.com). Per gli Stati Uniti, invece, i limiti sono impliciti nel loro approccio spesso ideologico alla questione africana, oltre che alla considerazione del continente principalmente sulla base del contenimento della potenza cinese senza l’elaborazione di una vera e propria strategia di sviluppo.

Il continente africano, è vittima di uno sviluppo frenato che porta ad un drammatico “ritorno al passato”, mentre è tragico che questi luoghi soffrano ancora varie forme di sfruttamento. Dopo quello politico, si è scatenato infatti un “colonialismo economico”, altrettanto schiavizzante

…è stata la forte denuncia di Papa Francesco nel suo primo discorso in terra d’Africa nel 2023 Papa Francesco: “Giù le mani dall’Africa!” (askanews.it). Rimane da chiedersi, quindi, se all’appello del pontefice, anche grazie al ritorno della centralità delle forniture energetiche, non possa rispondere implicitamente proprio l’Europa, naturale interlocutore del continente africano e principale destinatario dei suoi spillover positivi e negativi.

Quel che è certo, è che la “partita Africa” risulta tutt’altro che chiusa o archiviata nel grande risiko mondiale.

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