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LA STORIA SI RIPETE IN TUNISIA: CRISI POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE SCONVOLGONO LA GEOPOLITICA REGIONALE (E ITALIANA)

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19 aprile – di Martina Besana

Il 17 dicembre 2010 un fruttivendolo tunisino di 26 anni, Mohamed Bouazizi, si diede fuoco nella piazza centrale di un piccolo paese dell’entroterra della Tunisia. Poche ore prima era stato maltrattato dalla polizia perché non aveva una licenza adatta per vendere la sua merce al mercato. Bouazizi morì pochi giorni dopo a causa delle ustioni. La sua morte fu la proverbiale “goccia che fece traboccare il vaso” che nei giorni e nelle settimane successive diventò un fiume in piena causando la caduta di regimi decennali, tra cui quello tunisino di Ben Ali, e guerre civili in molti altri Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa che proseguono ancora oggi. L’episodio tunisino è comunemente indicato come l’inizio dei fenomeni di protesta di massa (2011) ricordati come “Primavere ArabeLa morte che diede inizio alla primavera araba – Il Post. Le manifestazioni avevano come target primario il rovesciamento dei governi e chiedevano una qualche forma di libertà politica fino a quel momento negata in quasi tutto il mondo arabo.

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