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Le proteste dei giovani francesi: un monito per i popoli più “anziani”

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Martina Besana – 12 luglio 2023

La rivolta nelle banlieue della Francia è animata soprattutto dai minorenni. È di 17 anni, infatti, l’età media dei manifestanti, secondo quanto reso noto dal ministro dell’Interno Darmanin La rivolta dei minorenni in Francia: l’età media dei manifestanti è di 17 anni. E gran parte sono studenti – Il Fatto Quotidiano. Sono giovanissimi, e hanno la stessa età di Nahel, il ragazzo francese di origini algerine ucciso da un poliziotto la mattina di martedì 27 giugno mentre era alla guida di un’auto a Nanterre, alle porte di Parigi.

L’evento è stato testimoniato da un video circolato rapidamente sui social media (Francia, poliziotto spara e uccide 17enne in auto a Nanterre: il video sui social- Corriere TV), in cui si vede che lungo una strada del sobborgo parigino, una Mercedes gialla viene fermata da due poliziotti, uno dei quali punta la pistola contro la persona al volante. Quando l’auto riparte il poliziotto esplode un colpo verso il veicolo, che interrompe la sua corsa pochi metri dopo, contro un palo. La morte del giovane ha scatenato un’ondata di rivolte e proteste in Francia che ha visto protagonisti soprattutto i minorenni, i coetanei di Nahel appunto.

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2 Commenti

tarcisio.bonotto
Luglio 12, 2023 at 6:00 pm

Mi ricordo il ’68, la battaglia contro l’autoritarismo in generale, degli insegnanti, dei genitori, dei politici.
Ma non sfociò in una vera e completa rivoluzione SOCIO-ECONOMICO-CULTURALE.
Questo mi deluse , perchè vi erano tanti aspetti da rimettere in carreggiata: i dogmi sociali, politici, religiosi che tarpavano le ali allo sviluppo intellettuale e umano, i limiti del pensiero filosofico d della scienza dell’essere: psicoanalisi e psicologia non erano sufficienti per sondare nn l’animo umano. Etc.

Se non c’è sicurezza e sviluppo economico bilanciato, non c’è la tranquillità per fare figli. E questo è colpa del capitalismo, che se ne deve andare…

tarcisio.bonotto
Luglio 12, 2023 at 6:01 pm

Mi ricordo il ’68, la battaglia contro l’autoritarismo in generale, degli insegnanti, dei genitori, dei politici.
Ma non sfociò in una vera e completa rivoluzione SOCIO-ECONOMICO-CULTURALE.
Questo mi deluse, perchè vi erano tanti aspetti da rimettere in carreggiata: i dogmi sociali, politici, religiosi che tarpavano le ali allo sviluppo intellettuale e umano, i limiti del pensiero filosofico e della scienza dell’essere: psicoanalisi e psicologia non erano sufficienti per sondare l’animo umano. Etc.

Se non c’è sicurezza e sviluppo economico bilanciato, non c’è la tranquillità per fare figli. E questo è colpa del capitalismo, che se ne deve andare…

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