17 agosto 2022 – di Gabriele Pinosa
Negli anni Settanta il piccolissimo stato insulare di Nauru, Scheda Paese – Global Geografia fu per un breve lasso di tempo uno dei Paesi più ricchi al mondo. Il suo reddito pro capite era simile a quello dell’Arabia Saudita. Qual era l’origine di quella ricchezza? Le feci degli uccelli marini (!). Per migliaia di anni, infatti, gli uccelli marini di passaggio avevano depositato i loro escrementi sull’isola creando uno spesso strato di guano, pieno di fosfati e pronto per essere trasformato in fertilizzante. La ricchezza di Nauru si esaurì con il guano, in un paio di decadi. Ma ora Nauru è di nuovo al centro dell’attenzione dei grandi del mondo, per sfruttare le enormi risorse oceaniche: si tratta di un piano per dare il via alle estrazioni minerarie nelle profonde acque del Pacifico, che potrebbe prendere avvio nel 2023.
Mentre le risorse minerarie terrestri paiono esaurirsi – i Paesi sono in lotta per il loro controllo ed i prezzi salgono spinti dallo squilibrio domanda-offerta – big corporate e governi vedono nuove interessanti opportunità estrattive in mare aperto. Che paiono sconfinate: oltre alle esplorazioni minerarie, vi sono la desalinizzazione, la posa di cavi per il trasporto di dati e di energia, lo sfruttamento delle biodiversità ed il turismo.
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